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Lo Studio di Odontoiatria e Ortodonzia Di Natale Imbesi vi da il benvenuto.

PRESENTAZIONE

La nostra missione

Nuovi standard per la cura del paziente.

La nostra missione è quella di vedervi sorridere.

TERAPIE

Ci occupiamo di...

Chirurgia

La chirurgia orale, detta anche odontostomatologica, rappresenta una branca della chirurgia maxillo-facciale. Una branca che, negli ultimi anni, si è molto evoluta grazie all’applicazione di tecniche sempre più moderne e all’impegno di professionisti sempre più preparati.
Fra i progressi ottenuti in questo campo è importante ricordare: la riduzione del dolore intraoperatorio e postoperatorio. Ciò è stato possibile soprattutto grazie alle terapie a base di farmaci omotossicologici ed omeopatici, in grado di tenere sotto controllo i sintomi dolorosi.
Gli interventi di chirurgia orale, una volta particolarmente impegnativi sia per l’operatore sia per il paziente, ora sono eseguibili in regime di day hospital. Ciò riduce il disagio fisico e psicologico dei soggetti, l’impatto sulla loro attività lavorativa, e i costi sociali.

La chirurgia odontostomatologica si occupa principalmente di:

• estrazioni dentali di elementi ormai persi e irrecuperabili;
• asportazioni di cisti radicolari;
• asportazione dell’apice radicolare (apicectomia) in elementi colpiti da grave infiammazione e con polpa necrotica;
• estrazione di denti malposizionati, seppur sani, in una dentatura disordinata e sovraffollata;
• rimozione di elementi inclusi, in particolar modo denti del giudizio, ma anche di radici intere o residui radicolari.

Inoltre, la chirurgia orale si occupa anche di tutti quegli interventi più complessi che rientrano nell’ambito pre-implantare, come:
• innesti di osso sintetico o autologo;
• distrazioni di porzioni d’osso;
• rialzo del seno mascellare.

Tutte manovre che hanno lo scopo di migliorare la base ossea su cui impiantare la protesi, garantendo in questo modo una maggior stabilità e quindi la riuscita stessa dell’impianto.

In definitiva la chirurgia orale si rende indispensabile in situazioni anatomiche irrisolvibili con le altre forme di terapia odontoiatrica.


Conservativa

La Conservativa è la branca dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi, della prevenzione e della terapia delle lesioni congenite ed acquisite degli elementi dentali.
Sia le lesioni congenite (ipoplasia dello smalto) che quelle causate dai batteri sulle superfici dentali, dalla demineralizzazione iniziale della struttura dello smalto fino alla formazione di carie profonde, fanno parte del campo di interesse della “conservativa”.
Il fine ultimo di questa branca è conservare appunto, quanto più è possibile del dente naturale utilizzando tecniche di eliminazione della carie e di restauro votate al minimo intervento ed al risparmio biologico.
Quando uno o più denti sono coinvolti da processi cariosi l’approccio alla terapia sarà volto alla rimozione dei tessuti infetti ed alla preservazione di quelli integri che serviranno da solida base funzionale per poter effettuare un restauro del dente, efficiente, durevole ed integrato sia sotto il profilo biologico che estetico.
Il risparmio biologico di questo approccio permette spesso di rimandare di molti anni interventi più complessi di protesi convenzionale.

Conservativa diretta
Nei denti con carie con estensione minima o media programmiamo terapie restaurative “dirette”, che prevedono la rimozione del processo carioso e la ricostruzione del dente in un’unica seduta; quando la carie abbia ormai determinato una grossa perdita di struttura dentale, si procederà al suo restauro tramite tecniche “indirette”.

Conservativa indiretta
Queste tecniche prevedono una seduta operativa in cui si prepara il dente rimuovendo i tessuti deteriorati ed infetti e si registra un’impronta della cavità, il Laboratorio odontotecnico produrrà poi il segmento di elemento dentale (intarsio) che ripristinerà la parte mancante di dente; l’intarsio verrà cementato, adesivamente, in una seduta successiva. La tecnica indiretta dell’intarsio, consente di ricreare con grande predicibilità un completo ripristino anatomico, meccanico ed estetico anche per carie che abbiano determinato una grossa perdita di struttura dentale. Tutti i materiali utilizzati per il ripristino diretto ed indiretto del dente sono in grado di riprodurre perfettamente la struttura dentale; da questo ne conseguono prestazioni che non hanno solo lo scopo di ripristinare funzionalmente l’apparato masticatorio, ma anche di ridare la percezione estetica di una dentatura naturale e sana.

Odontoiatria intercettiva e sigillature.
La prevenzione precoce dell’insorgenza di carie è un impegno dello Studio Poggio, raggiunto tramite terapie non invasive che mirano alla prevenzione della carie dei solchi e/o alla remineralizzazione o stabilizzazione di piccolissime lesioni intercettate precocemente. Nei pazienti più a rischio di carie sono applicati protocolli rigorosi di prevenzione periodica in collaborazione con i nostri Igienisti Dentali. 

Endodonzia

L’ Endodonzia è quella disciplina dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi e del trattamento dei processi fisiologici e patologici della polpa dentaria e dei tessuti periradicolari.

Cosa si intende per “devitalizzazione”, “trattamento endodontico”, “terapia canalare” di un dente?
Eseguire una terapia endodontica significa rimuovere la parte vitale del dente dalle cavità presenti all’interno della corona e delle radici, disinfettare e poi riempire questo spazio con un materiale inerte biocompatibile sigillando ogni possibile entrata ed uscita ai batteri presenti nella cavità orale.

Perché si esegue un trattamento endodontico?
- La presenza di carie molto profonda che si avvicina alla polpa o la invade parzialmente comporta dolore più o meno forte. L’unica terapia possibile per ridurre il dolore e salvare il dente prevede il trattamento endodontico;
- in presenza di lesioni radiotrasparenti a livello dell’apice del dente (granulomi o cisti);
- denti che devono essere preparati protesicamente talvolta necessitano di una terapia endodontica per prevenire un danno pulpare seguente alle manovre protesiche;
- elementi che devono essere separati o a cui deve essere asportata una radice per motivi parodontali;
- accentuata sensibilità dentinale agli stimoli termici e chimici;
- fratture coronali che interessano il tessuto pulpare in maniera severa;
- necessità di una ritenzione endocanalare per la stabilità di una ricostruzione della corona.

Quali sono le fasi di un trattamento endodontico?
- Eliminazione dei residui pulpari dal sistema endodontico;
- sagomatura e detersione dei canali per rimuovere meccanicamente e chimicamente il tessuto infetto, e conferire ai canali una forma conica, levigata e pulita che ospiterà i materiali da riempimento. I moderni strumenti al nichel – titanio permettono di ottenere trattamenti più veloci, più predicibili e durati nel tempo;
- otturazione canalare, che consiste nel riempimento tridimensionale dello spazio endodontico con materiali biocompatibili, termoplastici che impediscano una colonizzazione batterica.

Cosa si intende per ritrattamento endodontico?
Talvolta il risultato di un precedente trattamento endodontico inadeguato, può condurre a problemi che si possono verificare immediatamente dopo l’intervento o in modo tardivo. I danni, che sono spesso evidenziabili con una radiografia endorale, possono essere granulomi, ascessi, fratture radicolari, variazioni del colore dell’elemento, dolore alla masticazione. Per risolvere in maniera definitiva questi problemi e’ necessario ricorrere ad un ritrattamento endodontico, che può spesso permettere di “salvare” il dente evitando una fastidiosa estrazione. Ovviamente il tempo e l’impegno richiesto e’ maggiore rispetto a quello necessario per un primo trattamento endodontico. 

Estetica dentale

Intarsi estetici
Un intarsio e’ un restauro che viene creato dal laboratorio odontotecnico partendo da una impronta della bocca del paziente che poi viene cementato alla poltrona in un secondo appuntamento.
La scelta di eseguire un intarsio e’ dettata dalla necessità di ricostruire molari o premolari molto danneggiati ed ottenere al contempo il miglior risultato estetico e funzionale senza ricorrere alla copertura dei denti con una capsula.

Quando è indicato un intarsio?
- In elementi la cui sostanza sana rimasta e’ esigua;
- per ottenere il miglior risultato estetico e funzionale;
- in alternativa all’amalgama d’argento;
- in alternativa a restauri in composito molto estesi che potrebbero non essere sufficientemente robusti e resistenti ai carichi masticatori.

Di che materiale sono fatti gli intarsi?
Gli intarsi possono essere eseguiti in oro, ceramica o resine composite. Il primo materiale ad essere utilizzato e fino a pochi anni fa anche l’unico, era l’oro. L’avvento di nuove tecniche e materiali ha permesso all’odontoiatria di potersi avvalere anche di materiali che fossero dello stesso colore del dente, senza però rinunciare ai risultati funzionali e di durata offerti dall’oro.

Il materiale con cui eseguire un intarsio e’ ovviamente scelto in base alle esigenze estetiche del paziente e alla condizione dei suoi elementi dentali.
Bisogna quindi tener a mente il notevole carico masticatorio a cui i denti posteriori sono sottoposti, lo stato di tessuto sano residuo, lo stato dei tessuti molli che circondano il dente, il colore degli altri elementi dentali.

Come si prepara un intarsio?
Si inizia rimuovendo dal dente la sostanza danneggiata modellandolo al contempo in modo tale da poter successivamente alloggiare l’intarsio. A questo punto viene presa un’impronta del dente e degli attigui in modo da poter ricreare una copia della zona su cui si costruirà il manufatto.
Lo spazio che andrà ad alloggiare l’intarsio viene chiuso con un materiale provvisorio.
Tutto il materiale ottenuto (impronta, foto, colore, cere) viene inviato al laboratorio odontotecnico che creerà l’intarsio.
Nella seconda seduta viene rimosso il materiale da otturazione provvisorio, viene provato l’intarsio e poi cementato.

Faccette
Le faccette sono sottilissimi gusci eseguiti con materiali dello stesso colore dei denti naturali (resine composite, ceramica) che vengono cementate sui denti anteriori, sia superiori che inferiori, ricoprendone la parte esterna frontale.
La tecnica di preparazione e cementazione e’ simile a quella che si esegue per gli intarsi.

Quando sono indicate le faccette?
- Per mascherare difetti dello smalto e della dentina;
- per chiudere spazi eccessivi che talvolta ci possono essere tra i denti (diastemi);
- coprire macchie permanenti (come quelle provocate da alcuni antibiotici e dal fluoro quando assunti durante il periodo di formazione dei tessuti duri dell’organismo);
- correggere lievi irregolarità ortodontiche (denti ruotati, inclinati);
- rivestire denti fratturati, usurati, scheggiati.

Di che materiale sono fatte le faccette?
Le faccette possono essere eseguite in ceramica o resine composite. Come per gli intarsi, il materiale più adatto sarà scelto in base al singolo caso, sia dal punto di vista estetico che funzionale.

Come si prepara una faccetta?
Le fasi cliniche sono sovrapponibili a quelle descritte per gli intarsi. Di fatto si prepara un sottile strato di smalto dei denti anteriori, di cui si prenderà un’impronta, che e’ necessaria per la creazione del manufatto. Tra una seduta e l’altra il paziente avrà una faccetta provvisoria che viene rimossa poi per cementare quella definitiva.

Come ci si prende cure di intarsi e faccette?
Come per tutti i manufatti che vengono eseguiti nel cavo orale, una corretta ed attenta igiene orale e’ di fondamentale importanza.
Quindi lavare i denti dopo ogni pasto, passare il filo interdentale, scovolini interdentali e spazzolini monociuffo in base a quanto consigliato dall’odontoiatra, sono tutte abitudini che allungheranno la vita e non incideranno sulla qualità del manufatto.

È bene ricordare che intarsi e faccette necessitano di controlli regolari e periodici (al massimo ogni sei mesi) in base al caso.

Infine per prevenire danni alle faccette è necessario evitare di strappare il cibo ed addentare oggetti troppo duri con i denti restaurati con le faccette. 

Igiene e profilassi

La saliva, composta essenzialmente da acqua, presenta nella sua composizione anche molteplici molecole, di diversa natura, da anticorpi a proteine, da cellule a sali minerali.
Questo insieme di sostanze ricopre tutto l’ambiente orale, sia i tessuti duri che quelli molli. Questa pellicola, se da una parte protegge le strutture, dall’altra permette anche un accumulo continuo di sostanze dannose per i tessuti (la placca batterica). Questo ulteriore strato di sostanze organiche può e deve essere rimosso con una accurata e costante igiene orale, anche domiciliare, poiché è la prima causa di carie e malattie parodontali.

La placca si accumula sui denti e tra un dente e l’altro; è necessario quindi utilizzare lo spazzolino in maniera corretta ed il filo interdentale dove lo spazzolino non arriva, cioè tra un dente e l’altro.

Quando la placca non viene rimossa per un determinato periodo di tempo, essa solidifica trasformandosi in tartaro. La placca ed il tartaro non rimossi andranno a danneggiare le gengive ed i tessuti che circondano il dente. Questo processo infiammatorio provocherà inizialmente danni reversibili (viene anche definito gengivite) per proseguire se non interrotto in danni irreversibili dei tessuti più profondi (arrivando alla parodontite) che può portare alla perdita degli elementi dentali.

Per ottenere denti e gengive sane è necessario spazzolare i denti ogni volta che si è finito di mangiare, e con una attenzione particolare la sera prima di andare a riposare.

Lo spazzolino deve avere setole arrotondate, di una durezza media (per la maggior parte dei pazienti, a meno che l’odontoiatra non consigli una durezza particolare) e della grandezza giusta per poter raggiungere agevolmente tutte le superfici dei denti.
Uno spazzolino consumato, con le setole aperte e non più elastiche, non solo non svolgerà più la sua funzione ma potrà anche danneggiare i tessuti molli. Per questo motivo dovrebbe essere sostituito ogni 2 – 3 mesi o comunque non appena le setole iniziano a piegarsi e a consumarsi.

Per capire dove la placca si accumula più facilmente e dove non passiamo con il filo interdentale e con lo spazzolino, sono utili le compresse rilevatrici di placca, che messe in bocca e lasciate sciogliere indicheranno con un colore più scuro dove e’ necessaria una maggiore meticolosità nell’igiene.

Come si deve utilizzare lo spazzolino?
- Posizionare lo spazzolino con un angolo di 45° rispetto al dente e con le setole all’interno del solco gengivale;
- eseguire movimenti minimi in avanti e indietro in modo da pulire uno o al massimo due denti per volta, togliendo dal solco e portando verso la superficie masticatoria del dente;
- eseguire questo movimento su tutte le superfici dentali, mentre sulla superficie verso la lingua e il palato dei denti anteriori posizionare lo spazzolino in posizione verticale;
- applicare una forza minima per evitare danni da spazzolamento come le abrasioni sulla superficie esterna di tutti i denti, mentre e’ possibile spazzolare più energicamente sulle superfici masticatorie dei denti.

Come si usa il filo interdentale?
Utilizzare il filo interdentale e’ di fondamentale importanza proprio nella zona dove spesso iniziano i processi cariosi e i disturbi gengivali.
- Tagliare circa 50 cm di filo interdentale (cerato o non cerato) ed arrotolarlo a ciascun dito medio. Tenere il filo teso e muoverlo in base alle necessità impugnandolo tra indice e pollice;
- quando il file raggiunge la curva gengivale abbracciare con il filo stesso un dente per volta e portare via l’accumulo di placca con un movimento verso la superficie masticatoria;
- ripetere la procedura per ogni spazio interdentale e anche per la parete posteriore dell’ultimo dente;

Cosa sono lo scovolino interdentale ed il filo SuperFloss?
Nei casi di difficoltà nell’utilizzo del filo interdentale, o in caso di protesi a ponte, impianti o apparecchi ortodontici, può essere particolarmente utile l’utilizzo degli scovolini interdentali o di appositi fili interdentali che hanno una parte rigida agli estremi che ne facilita l’inserzione nelle zone da pulire.

Gli scovolini si usano facendoli scorrere tra un dente e l’altro a livello della gengiva e con delicati movimenti di va e vieni. Si consiglia l’utilizzo dello scovolino prima dello spazzolino, per permettere una efficacia maggiore del dentifricio. Non utilizzare mai lo scovolino con il dentifricio poiché si può andare incontro ad abrasioni. 

Implantologia

Parlando di implantologia ci occupiamo della sostituzione degli elementi dentari con impianti creati in materiale biocompatibile che sostituiscono la radice dei denti persi.

Che cos'è l'impianto?
L'impianto e’ una vite in titanio (lo stesso che si utilizza per le protesi ortopediche quali anca, spalla, ginocchio o come strumento di fissazione rigida in caso di fratture gravi) che può avere diverse forme e dimensioni, scelte dall’odontoiatra in base alle caratteristiche del paziente ed al risultato che si vuole ottenere.

A cosa servono gli impianti?
Sostituire i denti che non è più possibile mantenere nel cavo orale con impianti osteointegrati ha permesso di riabilitare la masticazione con protesi fisse anche nei pazienti che sarebbero stati destinati alla protesi mobile, totale o parziale.
Nei casi in cui i pazienti siano edentuli ma ancora con sufficiente tessuto osseo in determinate zone dell’osso mascellare e della mandibola, si possono programmare due o più impianti che trasformeranno la protesi mobile totale (meglio conosciuta come “dentiera”) in una protesi mobile ma con degli attacchi che ne aumentano notevolmente il comfort e la funzionalità durante la masticazione.

Quali esami e visite sono necessarie per l’implantologia?
Prima di programmare un intervento che e’ a tutti gli effetti un atto chirurgico, sono necessari alcuni esami strumentali che sono di aiuto per l’operatore. Una ortopanoramica e le radiografie endorali della zona che dovrà essere sottoposta ad intervento sono esami utilissimi, facili e veloci da eseguire.
In molti casi però, sono necessari altri esami più specifici che sono la TC DentaScan (cioè la Tomografia Computerizzata specifica per il cavo orale) e le ricostruzioni tridimensionali della zona che verrà sottoposta ad intervento.
Infatti spesso l’ortopanoramica e le endorali non ci danno informazioni accurate sulla posizione di molteplici strutture anatomiche nobili, quali il canale mandibolare che ospita l’omonimo fascio vascolo nervoso, il seno mascellare, i fori mentonieri e altre strutture. Inoltre la radiologia classica non ci permette di visualizzare le tre dimensioni, quindi lo spessore delle strutture in cui andiamo a lavorare. Per questo motivo e’ necessaria la tomografia. Ovviamente non si tratta di un esame radiografico di routine, perciò va prescritto esclusivamente in caso di necessità.

La rigenerazione ossea
La rigenerazione ossea guidata ha permesso di ampliare le possibilità di posizionare impianti, consentendone l'utilizzo anche in situazioni sfavorevoli da un punto di vista anatomico. L'applicazione di particolari membrane che separano l'osso dai tessuti circostanti permette la rigenerazione delle cellule ossee con buoni risultati clinici ed il recupero di piccoli difetti ossei.

Cosa si intende per carico immediato post-estrattivo?
Quando si parla di carico immediato degli impianti si intende posizionare l’impianto e le corone (capsule) nella stessa seduta, permettendo al paziente di poter utilizzare da subito gli impianti per la masticazione (per questo si intende carico immediato come carico masticatorio).
Se parliamo di carico immediato post-estrattivo intendiamo posizionare impianto e corona subito dopo l’estrazione dell’elemento dentario.

Quali sono le fasi a cui si deve sottoporre il paziente?
Se prendiamo in considerazione le tradizionali tecniche, e’ prevista una prima seduta in cui si estraggono i denti come precedentemente programmato. Dopo circa un mese si programma il posizionamento degli impianti; se ovviamente ci troviamo in condizioni in cui gli elementi dentari mancano o sono stati estratti in precedenza e quindi si abbia già lo spazio per gli impianti non sarà necessario aspettare che l’osso si sia riformato dove prima c’erano gli elementi dentari. Gli impianti a questo punto rimarranno sommersi per almeno novanta giorni (tre mesi). In questo intervallo di tempo, che oscilla tra i tre e i cinque mesi il paziente si comporterà come prima di inserire gli impianti, con l’unica accortezza di eseguire una meticolosa igiene orale e della zona dove e’ stato posizionato l’impianto.

È possibile inserire gli impianti dove non c'e’ sufficiente osso?
Le tecniche di rigenerazione ossea, che vanno dagli innesti ossei, alla distrazione e all'espansione ossea, hanno permesso di inserire impianti anche in pazienti che fino a poco tempo erano destinati alla protesi tradizionale. I riempimenti nel seno mascellare con osso del paziente e/o eterologo e l'espansione ossea sono tecniche ormai consolidate. La distrazione ossea e la osseo-rigenerazione mediante PRP o cellule staminali sono tecniche di grande successo anche se di recente acquisizione, e con le quali si ottengono ottimi risultati solo in mani esperte. Le tecniche rigenerative ad oggi sono sicure e predicibili, anche se la valutazione ultima spetta all’odontoiatra che valuterà il caso analizzando molteplici aspetti.

Come mi dovrò comportare dopo l’inserimento di uno o più impianti?
L’intervento chirurgico prevede la maggior parte delle volte il posizionamento di uno o più punti di sutura. Rimarranno in sede da 1 a 2 settimane, dopodiché verranno rimosse. In questo periodo di tempo il paziente dovrà essere particolarmente attento all’igiene della zona che ha subito l’intervento, applicando del gel a base di clorexidina ed eseguendo sciacqui con un collutorio apposito che preveda una azione antibatterica. Per i primi giorni, potrà spazzolare i denti facendo attenzione alla zona dell’intervento in cui sono ancora presenti le suture.
Dopo la rimozione di quest’ultime il paziente dovrà curare l’impianto con la massima accortezza fino al posizionamento, dopo circa tre mesi, delle capsule sopra i propri impianti. L’accumulo di placca e’ la prima causa di insuccesso per la durata di un impianto. 

Ortodonzia

L'ortodonzia e’ la parte dell'odontoiatria che si occupa di correggere la posizione dei denti, migliorando masticazione, respirazione ed estetica.

Cosa si intende per studio ortodontico o studio del caso?
E' necessario per decidere il tipo di trattamento più adatto: vengono esaminati i denti, la mandibola, la mascella, le articolazioni, la forma e il profilo del viso, il modo di masticare e di deglutire, quasi sempre con l'aiuto di radiografie, modelli e foto. Tra le radiografie e’ necessario eseguire una radiografia ortopanoramica che serve per verificare la presenza e la posizione dei denti; una teleradiografia che serve per eseguire delle misurazioni utili per impostare il trattamento ortodontico. I modelli dei denti, permettono di verificare come le due arcate dentarie chiudono tra loro. Le foto danno a voi e al vostro dentista la registrazione del viso e dei denti prima del trattamento.

E’ possibile eseguire l’ortodonzia nei pazienti adulti?
Sempre più adulti ricorrono al trattamento ortodontico per migliorare la masticazione e l’aspetto estetico. Essendo le ossa completamente formate, i movimenti dei denti possono impiegare tempi più lunghi che negli adolescenti.

Quali sono i principali difetti ortodontici che si possono curare?
• Morso aperto: si ha quando i molari chiudono tra loro, ma i denti anteriori non si toccano.
• Morso profondo: si ha quando i molari chiudono tra loro, ma i denti anteriori superiori coprono troppo quelli inferiori.
• Morso incrociato: si ha quando i molari chiudono, ma qualche dente superiore chiude internamente a quelli inferiori.


Quali tipi di malocclusione esistono?
• Prima classe: l'arcata superiore e’ in posizione corretta rispetto a quella inferiore, ma i denti sono affollati, storti o lontani dalla loro posizione.
• Seconda classe: l'arcata superiore e’ troppo in avanti o quella inferiore troppo indietro.
• Terza classe: l'arcata inferiore e’ troppo in avanti, o quella superiore troppo indietro.

Quanto dura il trattamento ortodontico?
Dipende dal tipo e dalla gravità del problema, dall'età, dalla risposta individuale al trattamento e dalla diligenza nel presentarsi agli appuntamenti di controllo e seguire le indicazioni del dentista.

Quali sono gli apparecchi che si utilizzano per il trattamento ortodontico?
L'apparecchio mobile (si può mettere e togliere da soli) e’ di solito usato nella prima fase di trattamento nei bambini, per espandere il palato o guidare la masticazione in posizione corretta e, ancora, per correggere abitudini come succhiare il dito e respirare con la bocca. Gli apparecchi fissi (possono essere messi e tolti solo in studio) sono solitamente usati negli adolescenti quando quasi tutti i denti permanenti sono presenti. Consistono di attacchi (detti anche brackets) incollati sui denti; ogni attacco e’ unito agli altri da un filo metallico che può essere modellato o sostituito durante le visite di controllo. L’espansore palatale allarga un palato troppo stretto, in modo da creare spazio in caso di denti affollati. La trazione extraorale aiuta a spostare i denti in posizione corretta.

Cosa si fa al termine del trattamento ortodontico?
Terminata la fase attiva del trattamento, molto spesso, e’ necessario usare un apparecchio per il mantenimento del risultato raggiunto, denominato contenzione o splintaggio.

È necessario eseguire delle estrazioni prima del trattamento ortodontico?
A seconda del tipo di malocclusione, il piano del trattamento, potrebbe prevedere delle estrazioni di denti del giudizio o di altri denti, per mantenere od ottenere i risultati desiderati.

E’ necessaria qualche dieta particolare durante il trattamento ortodontico?
• E’ bene evitare cibi che si attaccano ai denti e all'apparecchio, come gomme e caramelle che possono danneggiare gli attacchi o consumare il cemento che li sostiene.
• Cibi duri o croccanti come patatine, pop-corn o noccioline possono far staccare gli attacchi dai denti.
• È necessario tagliare a piccoli pezzi cibi come carote, mele o pane duro.
• Evitare, se non seguiti da immediata igiene orale, cibi come frutta secca, cereali o dolci che fermandosi tra i denti e l'apparecchio, favoriscono l'insorgere di carie.

Cosa fare per mantenere una corretta igiene orale durante il trattamento?
È importante spazzolare i denti dopo ogni pasto e spuntino, meglio se con uno spazzolino apposito per apparecchi (spazzolino ortodontico), per rimuovere la placca che si annida più facilmente intorno agli attacchi. Brevi movimenti in avanti e indietro consentono di pulire sia i denti, che gli attacchi ortodontici. Spazzolare anche il bordo gengivale e la superficie masticatoria. Alla fine, controllare denti e attacchi da vicino con uno specchio ben illuminato.

Il filo interdentale può essere passato quando si e’ in trattamento con un apparecchio fisso?
E' possibile passare il normale filo interdentale, aiutandosi con aghi passafilo che ne facilitano l'inserimento tra denti e apparecchio, oppure con fili interdentali appositi per apparecchi ortodontici, dotati di un'estremità’ più rigida che ne agevola lo scorrimento. Passare il filo interdentale tra dente e dente, facendolo scorrere sotto l'arco ortodontico, pulire la zona gengivale, strofinare il filo interdentale lungo la superficie dei denti e delicatamente intorno agli attacchi, cambiando il filo quando è sporco.

Esistono altri ausili che possono aiutare nell’igiene orale?
Adatti alla pulizia tra denti e apparecchio ortodontico e nella pulizia interdentale, soprattutto dove ci siano degli spazi più larghi, sono gli scovolini interdentali. Sono di varie dimensioni e forme, da scegliere in base allo spazio da pulire.
Gli idropulsori sono strumenti che creano un getto d'acqua concentrato per aiutare a rimuovere le particelle di cibo dai denti. Utili per raggiungere aree altrimenti difficili da pulire, in modo da ridurre il rischio di gengiviti. Non sostituiscono comunque, l'uso di spazzolino e di filo interdentale. Le compresse rilevatrici di placca sciogliendosi in bocca, colorano in maniera più evidente i punti dove c'e’ maggior accumulo di placca, indicando dove insistere con pulizia. L’utilizzo di un collutorio al fluoro aiuta a proteggere i denti dal rischi di carie.

Come si pulisce l’apparecchio mobile?
Spazzolare l'apparecchio con spazzolino e dentifricio, pulendone accuratamente anche le parti metalliche. Usare solo acqua fredda per sciacquare l'apparecchio, in quanto l'acqua calda potrebbe deformarne la resina. Apposite compresse effervescenti da sciogliere in acqua, possono essere d'aiuto per la pulizia dell'apparecchio mobile. Spazzolare accuratamente i denti e passare il filo interdentale prima di rimettere l'apparecchio. 

Paradontologia

La parodontologia si occupa della cura e della prevenzione della malattia parodontale, più comunemente detta “parodontite” o ancor più nota tempo fa come “piorrea”. La parodontite è in termine scientifico l’infiammazione del parodonto, cioè di tutto quello che sta intorno alle radici dei denti (gengive, legamenti alveolo-dentari, alveoli e apparato osseo). Infiammazione dovuta quasi sempre ad una scarsa o errata igiene dentale che, se protratta nel tempo, si cronicizza causando il distacco delle gengive dai denti e dando luogo alla formazione della cosi dette “tasche parodontali” che a loro volta determinano danni a carico dell’osso alveolare con la conseguente riduzione della sua altezza. Se avviene la cronicizzazione i denti cominciano a vacillare e se non si interviene con urgenza e con metodi adeguati sarà inevitabile la caduta dei denti interessati. Da sempre consideriamo la salute parodontale come il passo prioritario e fondamentale per la cura della salute della bocca dei nostri pazienti. In assenza di un buon controllo della placca batterica e dell’infiammazione gengivale conseguente le terapie odontoiatriche sono inevitabilmente destinate all’insuccesso.

Quali sono i sintomi premonitori della malattia parodontale?
I sintomi premonitori della parodontite sono:

• l’infiammazione gengivale, riguardante circa il 50% degli adulti, che inizia molto spesso con il semplice sanguinamento delle gengive durante la pulizia quotidiana dei denti o durante la masticazione di cibi particolarmente solidi;
• il tumefarsi delle gengive, che diventano sempre più sensibili al contatto dello spazzolino e del cibo;
• l’alitosi, cioè il fiato puzzolente e la distorsione della sensibilità gustativa;
• l’ apparente allungamento dei denti (determinato dalla ritrazione delle gengive e dal riassorbimento osseo).

Quali possono essere le cause principali che favoriscono l’insorgere della parodontite?
Le cause principali della malattia parodontale sono:

• una cattiva igiene orale, con conseguente aumento della placca batterica che arriva ad insinuarsi sempre più in profondità, quasi a mo’ di cuneo, tra le gengive e la superficie radicolare dei denti e diviene in tal modo sempre meno aggredibile dallo spazzolino e dal filo interdentale;
• una predisposizione genetica, cioè un sistema immunitario non sufficientemente sviluppato e in grado di poter aggredire la flora batterica interessata;
• il diabete mellito, se non adeguatamente compensato;
• la cattiva abitudine al fumo.

Quali altri rischi possono essere associati alla parodontite, oltre la perdita dei denti?
I principali rischi correlati alla parodontite sono:

• un’eventuale peggioramento dell’osteoporosi;
• una maggiore predisposizione alle affezioni dell’apparato respiratorio;
• un aumento del rischio per lo shock apoplettico;
• un aumento del rischio per l’infarto cardiaco;
• un aumento del rischio di parto prematuro:
• il peggioramento del diabete mellito.

Quali e quante sono le fasi per la diagnosi e la cura della malattia parodontale?
La prassi per il trattamento di tutti i pazienti affetti da malattia parodontale prevede una fase diagnostica per una valutazione il più possibile completa dello stato di salute delle gengive e delle strutture di supporto dei denti. Questa valutazione prevede innanzitutto la raccolta di una serie di misure tramite il cosiddetto “sondaggio parodontale”, ovvero la misurazione con strumenti calibrati di una serie standard di parametri su ogni dente (la profondità del solco formato tra gengiva e superficie del dente, la eventuale retrazione del margine della gengiva rispetto alla posizione originale, la mobilità dentale ed altri ancora). Successivamente avviene l’esecuzione di radiografie secondo protocolli che consentano una valutazione precisa dei rapporti esistenti a livello dei tessuti scheletrici e delle radici dei denti. Le informazioni raccolte in prima visita servono ad orientare verso il tipo più indicato di terapia preliminare o iniziale, ovvero il controllo dell’infiammazione presente e attiva. La terapia iniziale prevede di norma la rimozione della placca batterica e del tartaro presenti a livello sopra e sottogengivale nel corso di uno o più appuntamenti a seconda delle situazioni (in genere 4 appuntamenti in un paziente con un problema parodontale diffuso. Successivamente a questa fase iniziale avviene una fase diagnostica di rivalutazione, in cui i parametri già valutati e misurati in prima visita sono nuovamente analizzati per una valutazione diagnostica di confronto con il quadro iniziale. Nella gran parte dei pazienti la terapia iniziale è in grado di produrre miglioramenti rilevanti. Laddove permangano delle lesioni soprattutto a livello osseo, conseguenza della precedente malattia parodontale non curata sarà necessaria una ulteriore fase di terapia di correzione dei difetti ancora presenti. Le terapie parodontali a questo punto prevedono una contemporanea valutazione delle eventuali ulteriori necessità terapeutiche di ogni paziente (eventuali mancanze di denti, precedenti terapie con problemi etc.). Infine il mantenimento nel tempo tramite la cosiddetta terapia parodontale di mantenimento è un requisito indispensabile per il successo a lungo termine. 

Protesi

La protesi comprende tutte quelle terapie necessarie alla sostituzione di parti mancanti del nostro apparato masticatorio. Specializzazione molto vasta, comprende al suo interno la protesi fissa (corone, anche dette “capsule” e ponti) e quella rimovibile (protesi totali o “dentiere”, protesi rimovibili). In generale si parla di protesi per la sostituzione di denti mancanti o così compromessi da non permettere una ricostruzione di tipo conservativo. La protesi può essere costruita sui denti naturali del paziente (adeguatamente preparati) oppure su impianti osteointegrati (strutture in titanio inserite nei mascellari in pratica “radici artificiali”). Tipicamente i trattamenti protesici possono riguardare due tipologie di pazienti: pazienti con dentatura per lo più integra, in questo caso le esigenze di tipo protesico sono limitate alla ricostruzione con corone di singoli denti compromessi, oppure pazienti con problemi molto estesi a carico di tutta la dentatura (perdita di tutti o molti degli elementi per problemi di carie o più comunemente per infiammazione gengivale cronica, estese anomalie congenite delle strutture dentali, problemi di abrasione o erosione estesa delle superfici masticanti). In questo secondo caso il trattamento protesico oltre a ripristinare i singoli denti mancanti si deve fare carico di ricreare nel complesso un sistema funzionale efficace ed esteticamente valido. Questo tipo di trattamenti, anche definiti come riabilitazioni orali, comportano spesso il coinvolgimento di altre specializzazioni quali la Parodontologia, l’Implantologia, l’Endodonzia, l’Ortodonzia.

Siamo specializzati nel trattamento di pazienti che necessitano di riabilitazioni orali complesse. Nelle condizioni più complesse la possibilità di ricorrere con immediatezza a competenze specialistiche differenti concentrate in un unico professionista consente di ottenere innumerevoli vantaggi sia in ambito funzionale che in quello non meno importante estetico. In tutte le situazioni più difficili infatti la gestione razionale delle varie fasi di trattamento è il fattore determinante per il raggiungimento del miglior risultato. Nelle situazioni più ordinarie (sostituzione di singoli elementi) la cura nella selezione dei materiali e delle tecnologie più aggiornate può consentire il raggiungimento di risultati con un’ideale integrazione funzionale ed estetica con gli elementi naturali presenti. Da molti anni collaboriamo con alcuni dei laboratori odontotecnici più prestigiosi d’Italia per ottenere risultati di eccellenza estetica.

In quali casi è indicata la protesi dentale fissa?
La terapia protesica entra in gioco quando le cosiddette terapie conservative non hanno più ragionevoli possibilità di successo. Tipicamente nel caso di denti molto distrutti o usurati, spesso devitalizzati si rende necessario l’utilizzo di corone protesiche. Altre volte quando il danno a carico del dente o dei denti è così avanzato oppure i tessuti gengivali circostanti sono molto deteriorati può rendersi necessario il supporto di uno o più impianti osteointegrati. In alcuni casi la protesi di tipo fisso oltre al ruolo di ricostruire denti o porzioni di dente assenti ha anche il compito di unire più elementi dentali la cui prognosi di durata nel tempo, se lasciati isolati individualmente può essere sensibilmente alterata.

Quali sono i vantaggi di una protesi dentale fissa?
Oggi è possibile ottenere tramite corone la soluzione esteticamente perfetta e funzionalmente ideale a molti differenti problemi conseguenti alla distruzione cariosa o per altri motivi dei tessuti duri del dente. I materiali di cui disponiamo, dai differenti tipi di ceramiche integrali ai più tradizionali elementi in ceramica su lega aurea, consentono infatti risultati ottimali praticamente in ogni differente condizione clinica, dal singolo dente in area estetica alla ricostruzione dell’intera bocca.

In quali casi è indicata la protesi dentale mobile?
Per quanto idealmente si cerchi sempre il ripristino di comfort ed estetica caratteristico della protesi fissa vi sono tuttora alcune situazioni (fortunatamente sempre più ridotte) in cui può essere tuttora indicato il ricorso a protesi di tipo rimovibile, parziali o totali. Tipicamente si tratta di condizioni di edentulia completa o quasi. Queste situazioni sono valutate con estrema attenzione dal vostro professionista per ottenere sempre un risultato di completa soddisfazione delle aspettative funzionali ed estetica. Anche in caso di protesi rimovibile possono risultare utili impianti inseriti a sostegno o ritenzione della protesi rimovibile vera e propria. 

Sbiancamento

Esistono in commercio numerosi sistemi di sbiancamento dentale, che possono per semplicita' essere divisi in due grandi famiglie: quelli venduti nelle farmacie e quelli di tipo professionale, usufruibili soltanto presso uno studio odontoiatrico.
I primi hanno concentrazioni di agente sbiancante tali da non poter danneggiare i tessuti orali, ma al contempo sono meno efficaci. Gli altri, quelli cioe' utilizzabili solo in uno studio odontoiatrico permettono di ottenere risultati sorprendenti e nessun danno, se utilizzati lege artis.

Lo sbiancamento dentale e’ sicuro?
Certo. E’ stato dimostrato in studi clinici durati molti anni, che lo sbiancamento dentale, eseguito con la supervisione del proprio dentista, e’ sicuro ed efficace. Il composto principale dei sistemi di sbiancamento e’ il perossido di carbammide, materiale che puo' essere usato in tutta sicurezza.

Come funziona?
Durante l’applicazione, il perossido di carbammide si scinde e l’ossigeno penetra lo smalto e la dentina attivando l’azione sbiancante.
La struttura dei denti non subisce alterazioni. Viene semplicemente schiarito il colore del dente.
Dopo aver visitato il paziente, aver appurato la possibilità di eseguire il trattamento, si inizia la terapia con una seduta di igiene orale. Questa permette la completa rimozione di placca e tartaro dalla superficie dentale e la guarigione del tessuto gengivale, che sarebbe il primo a risentire di un trattamento sbiancante eseguito su tessuti non sani.
Successivamente si applicano le precauzioni necessarie per isolare il campo di applicazione della sostanza sbiancante che viene quindi applicata sulla superficie esterna dei denti. Dopo circa 30 minuti con la contemporanea applicazioni di una luce che ha la funzione di attivare lo sbiancante, si rimuove il gel terminando la terapia.
Si invita il paziente a non utilizzare cibi o bevande particolarmente pigmentati (vino rosso, caffe’, te’) e non fumare nelle ore immediatamente dopo il trattamento.

Quanto tempo ci vuole?
I risultati sono spesso visibili dopo la prima seduta. Il bianco naturale del dente si raggiunge spesso gia' dopo la seconda seduta.
Vi verra' spiegato in dettaglio cosa potete attendervi dal trattamento nel vostro caso.

Esiste qualche effetto collaterale?
Durante i giorni della terapia, un numero ristretto di pazienti potrebbe constatare un aumento della sensibilita' verso il caldo o il freddo. Questa lieve sintomatologia puo' essere trattata con un antinfiammatorio consigliato dal dentista. La sensibilita' normalmente recede entro le prime 48 ore dal completamento della procedura.

Quanto durera' l’effetto sbiancante?
La durata del trattamento dipende essenzialmente dal paziente. Praticare una buona igiene orale quotidiana e soprattutto dopo aver consumato cibi o bevande che macchiano, potrebbe anche rendere il trattamento definitivo o durare molti anni.
Non e’ possibile affermare con certezza ogni quanti mesi dovrebbe essere eseguito il nuovo trattamento sbiancante. Questo perche' sono innumerevoli le variabili che modificano la pigmentazione dentale, che vanno dalla dieta e dalle abitudini del paziente (fumo, caffe’, vino), all’igiene orale domiciliare e alle caratteristiche dei denti e della saliva.

Quale e’ la differenza tra lo sbiancamento professionale e quello venduto nelle farmacie?
Innanzitutto varia la percentuale e conseguentemente la pericolosita' e l’efficacia del prodotto utilizzato. Il risultato ottenibile utilizzando i sistemi sbiancanti acquistabili in farmacia richiede un tempo di gran lunga superiore ed una costanza nel trattamento non paragonabili a quelli che vengono offerti in uno studio odontoiatrico. Se sono richiesti dai 14 ai 21 giorni di applicazione per quelli domiciliari (per almeno un’ora al giorno), presso il nostro studio, con 3 – 4 sedute da un’ora ciascuna si ottengono risultati nettamente migliori e soprattutto duraturi nel tempo rispetto a quelli ottenuti con le tecniche fai-da-te. Non dimentichiamoci inoltre, che non tutti possono utilizzare gli agenti sbiancanti poiche' sono sostanze altamente dannose che potrebbero provocare danni irreversibili se utilizzati prima di una visita specialistica. 

Diagnostica per immagini

Il nostro Studio utilizza attrezzature tecnologicamente avanzate per effettuare gli esami di radiografia panoramica e T.A.C.
Questi esami sono effettuabili in sede: sono degli strumenti diagnostici che permettono una valutazione dello stato osseo dei denti.

Punti di forza
- comodità per il paziente che potrà effettuare l'esame direttamente presso il nostro studio, senza la necessità di rivolgersi a strutture esterne
- eliminazione di lunghe attese perché l'esito dell'esame è immediato
- rapidità di consultazione e di diagnosi, perché l'odontoiatra analizza il referto immediatamente
- bassa dose radiologica, decisamente inferiore rispetto ai sistemi di TAC tradizionali
- salute del paziente perché le radiazioni nocive sono del 90% inferiori rispetto alla radiografia tradizionale;
- minor disagi per il paziente grazie al macchinario dotato di un sedile motorizzato, che consente di avere una grande stabilità ed un posizionamento accurato del paziente.

La Panoramica è uno strumento utilizzato per valutare l'osso per svariati motivi: per effettuare interventi quali l'implantologia totale o di singoli denti, per estrazioni, per rialzo del seno osseo, per la diagnosi di malattie parodontali o problemi endodontici, per individuare, con estrema precisione, le posizioni dei canali dei nervi per una corretta selezione del sito implantare.
La tecnologia digitale permette di ottenere immagini ad alta risoluzione; si possono utilizzare campi visivi diversi, dal più grande per visualizzare l'intera area dentale, al più piccolo per visualizzare anche il singolo dente.

La TAC tridimensionale permette uno studio mascellare e/o mandibolare della bocca, considerando rispetto alla panoramica anche il piano della profondità. La sezione assiale del settore anatomico preso in considerazione, viene poi inserita in un software dedicato, attraverso cui viene elaborato il progetto.
Questo significa che le immagini ottenute dalla TAC vengono rielaborate con un programma che restituisce altre due immagini differenti: una che riflette la sezione frontale coronale, dove si possono vedere i denti e le ossa frontalmente, e un'altra che permette di visualizzare la sezione sagittale laterale, dove si analizzano lateralmente tutti i denti e le ossa, divisi in sezioni.

La TAC Cone Beam digitale, a differenza della TAC tradizionale, permette di evidenziare soltanto le zone di interesse, evitando di coinvolgere quelle non rilevanti per la diagnosi ed esponendo così alla minor dose possibile di radiazioni il paziente.
Queste immagini permettono al medico odontoiatra di effettuare uno studio dell'altezza, della dimensione, dello spessore e della qualità dell'osso, delle distanze e dei rapporti anatomici fra osso e denti. Lo studio dell'osso è necessario poiché proprio in base alle sue caratteristiche si procede in modo diverso per risolvere le problematiche del paziente.
Presso il nostro studio, qualora lo si ritenga necessario, sarà effettuata anche la teleradiografia, ossia una radiografia laterale completa del cranio, effettuata grazie ad un macchinario con braccio estendibile lateralmente. Questo tipo di esame fornisce dati utili per valutare i rapporti tra le diverse componenti dell'anatomia facciale ed effettuare uno studio tecnico su di essi.

COME OPERIAMO

Gli step del Trattamento

1

La prima visita

La prima fase consiste nella compilazione, in sala d'attesa, della scheda anamnestica, in cui vengono raccolti sia i dati anagrafici che i dati anamnestici sul proprio stato di Salute, passato e presente.
Successivamente si accede alla Sala Operativa e l'Odontoiatra approfondirà direttamente con il Paziente i dati riportati sulla scheda.
Si procede con l'Esame Obiettivo del cavo orale, ispezionando tessuti molli e tessuti duri.
Successivamente potranno essere effettuati esami Radiografici intra o extraorali ed inoltre potranno essere riprese fotografie digitali del Cavo orale, prezioso strumento di dialogo tra Medico e Paziente.
Se al termine della Prima Visita l'Odontoiatra sarà in grado di formulare una diagnosi e, di conseguenza, un Piano di Trattamento Terapeutico, la visita potrà ritenersi conclusa.
In caso contrario l'Odontoiatra effettuerà altri esami strumentali di approfondimento (Radiografia Panoramica, Radiografie Endorali, modelli diagnostici, ecc) e rimanderà la diagnosi definitiva e la stesura del Piano di Trattamento Terapeutico a data da definirsi.
Al termine della Prima Visita il Paziente si accomoderà nuovamente in sala d'attesa; l'Odontoiatra compilerà la Cartella Clinica e successivamente la Segreteria sarà in grado di stampare un Piano di Trattamento Terapeutico, preliminare o definitivo, e di fornire al Paziente un Preventivo. 

2

Il Piano di Trattamento

Il piano di trattamento, semplice o complesso, rappresenta l'iter terapeutico che dovrà essere perseguito al fine di ottenere i risultati prefissati. Rappresenta cioè l'insieme delle terapie necessarie per curare quella determinata malattia dei denti o dei tessuti di sostegno dei denti e per riabilitare le funzioni perdute.
Si giunge ad un piano di trattamento dopo una visita e una diagnosi, integrata da esami radiografici, modelli delle arcate dentarie, cerature diagnostiche, fotografie ed eventuali simulazioni extraorali.
Il piano di trattamento Preliminare comprende generalmente quelle terapie di urgenza o preliminari a seguito delle quali una rivalutazione generale del quadro può consentire la formulazione del piano di trattamento definitivo.
Il Piano di Trattamento Definitivo comprende tutte quelle terapie atte a ripristinare l'integrità dei denti e dei tessuti di sostegno dei denti e/o a riabilitare quelle situazioni gravi in cui i denti sono stati estratti e quindi andranno sostituiti. 

3

Gestione degli appuntamenti e del Piano Terapeutico

A seguito della formulazione del Piano di trattamento, al Paziente vengono fissati gli appuntamenti con l'Odontoiatra Specialista indicato per la terapia.
In caso di Piani di trattamento complessi può accadere che il Paziente debba essere seguito da più specialisti in sinergia; l'iter terapeutico viene costantemente monitorato dal Direttore Sanitario e dall'Odontoiatra curante che ha formulato il Piano di trattamento, il quale viene costantemente informato dai singoli collaboratori in merito allo stato di avanzamento delle terapie.
Gli appuntamenti vengono concordati cercando di coniugare esigenze del Paziente e disponibilità del singolo Odontoiatra.
La programmazione degli appuntamenti, per un programma terapeutico articolato con differenti operatori, è un evento di grande impegno per la segreteria: una serie di appuntamenti prevede tempi ed operatori differenti nonché una determinata propedeuticità di alcuni appuntamenti rispetto ad altri. Per questo motivo si deve rispettare con grande rigore l'appuntamento fissato, evitando il più possibile lo spostamento di appuntamenti poiché questi richiedono una totale riprogrammazione di tutto l'iter terapeutico.
Lo Studio Odontoiatrico e tutti gli Operatori Sanitari si impegnano quotidianamente con grande rigore al fine di rispettare i programmi terapeutici di ciascun paziente e lo stesso atteggiamento viene richiesto al paziente.
Le disdette, qualora siano assolutamente necessarie, richiedono un preavviso di almeno due giorni.

LA NOSTRA SQUADRA

Lo Staff più qualificato

Lo Studio Di Natale Imbesi si avvale della collaborazione di uno staff di professionisti altamente specializzati

D.ssa Rosalba Di Natale

ODONTOIATRIA/ORTODONZIA

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Dott. Angelo Sergio Lizio

CONSERVATIVA

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CHIRURGIA/PROTESI

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IGIENISTA DENTALE

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D.ssa Patrizia Galvagno

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